Le rane chiedono un re

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Rana

In uno stagno immerso nella verde vegetazione e dalle acque quiete e cristalline, vi erano molte ranocchie che vivevano una vita sfrenata, senza alcun ordine o regola. Si divertivano molto, ma ognuna si comportava in base ai suoi esclusivi desideri senza alcun rispetto l’una per l’altra.

Un bel giorno, stanche e disgustate dall’anarchia che nasceva dalla mancanza di un re che le governasse, le rane decisero di andare dal sommo Zeus, che mandasse nel loro stagno un sovrano. Zeus le volle accontentare e buttò nell’acqua un pezzo di legno che cadendo fece un rumoroso e spaventoso tonfo con tanti schizzi e spruzzi tutt’intorno.

Le rane, atterrite, si rifugiarono nel fondale dello stagno, si nascosero nel fango e attesero… chissà cosa succederà ora, pensavano, con questo legno galleggiante sulla nostra testa. Ma aspetta che ti aspetta non succedeva nulla, il legno era sempre fermo lì immobile e silenzioso.

Allora, si fecero forza e risalirono a pelo dell’acqua. In un primo momento, erano timorose e timide, ma dopo un po’, le rane presero coraggio e iniziarono a deridere il legno. Ma non succedeva ancora nulla, e allora indispettite iniziarono a saltare sul legno e non contente anche lo sporcarono in segno del loro grande disprezzo.

Poi andarono di nuovo da Zeus a lamentarsi.

“Questo re non fa nulla e non ci dice nulla, nemmeno quando lo prendiamo in giro e lo sporchiamo, ma che re è? Ti preghiamo o sommo Zeus, mandaci un altro re più attivo, questo è un nullafacente e un indolente!”.

Allora, Zeus si arrabbiò e mandò nello stagno una vorace e feroce biscia d’acqua che subito iniziò a mangiare un mucchio di ranocchi. Le rane disperate mandarono un ambasciatore a Zeus, per chiedergli di liberarle dalla famelica biscia, ma il Padre degli Dei disse loro che, non avendo sopportato il bene, il legno, ora dovevano sopportare il serpente.

Morale: è meglio avere governanti indolenti, ma non cattivi, piuttosto che turbolenti e malvagi.

Esopo